MusicMap Review

E’ un grunge rinfocolato e riadattato, una personale revivescenza del Seattle Sound, quella che prende corpo tra gli Acid Muffin.Nel 2010 due ex componenti dei Recidiva, Marco Pasqualucci (batterista) e Andrea Latini (cantante e chitarrista), danno vita al progetto di un duo musicale: il sopra citato per l’appunto.A infondere nuova linfa alla formazione, nel dicembre del medesimo anno, sarà l’ex bassista dei Nerodia, Davide Villa.Questa è la line up che nel 2012 si accinge alla registrazione del suo primo demo in studio.La tracklist annovera: ”Mr. Clean”, veloce,incalzante, rabbiosa, ”Frozen Shiver”, più sommessa e sofferta, e ”Spew in your face”.Nel maggio 2012 un nuovo bassista scalza il precedente, si tratta di Matteo Bassi.A distanza di un anno, nel maggio 2013, iniziano le registrazioni dell’ EP ”Nameless”, terminate in luglio.Risaltano pezzi come ”Around the hole”, dove la semplicità della tradizionale strumentazione grunge (chitarra-batteria-basso), che rifugge dall’effettistica, crea un sound puro e d’impatto.E’ un noise che è inscindibile dalla scarica di batteria serratissima, ma a cui tutti gli strumenti son coadiuvati, power chord di chitarra e ronzio roboante di basso.”Nothing inside” inizia con un arpeggio di chitarra che introduce una struttura musicale cara ai Nirvana: quella del piano-forte, il primo in coincidenza della strofa, il secondo presente nel ritornello.Un espediente che, attraverso l’alternanza di altezze e ritmi sonori, rende il brano orecchiabile senza troppo doversi allontanare dalla matrice rock.Inoltre la stessa tematica della canzone riconduce ad un senso di male di vivere, di vuoto, di perdita (“there is nothing here inside/there we lose everything”).Anche questo era un elemento base del grido riottoso che ci giunge da Seattle (si trattava della protesta contro l’America di Ronald Reagan).Quello degli Acid Muffin è un sound ibrido.Da un lato si colloca nell’alveo del grunge con sfumature hard rock (Pearl Jam, Hole, Screaming Trees), accantonando quegli accenti heavy metal (Alice in Chains, Melvins, Soundgarden) e punk (Nirvana, Mudhoney), a cui pure questo genere fu sottoposto; dall’altro sono comunque rinvenibili delle rielaborazioni e delle differenze con il grunge dei primi ’90 che lo avvicinano in maggior misura al “post”.La voce, pur sfociando in ritornelli rabbiosi, non tocca mai toni ringhiosi.Sempre profonda e intensa non presenta quell’avvilimento disperato, quell’angoscia, quella depressione, quella querula prostrazione che identifichiamo nella voce di Cobain.E ancora gli accordi degli Acid sono cristallini, lucidi, puliti, a differenza del primo grunge dal suono sporco, distorto, grezzo.Infine la prospettiva è più in direzione radio-friendly, come quella di Dave Grohl e i suoi Foo Fighters.A distanza di oltre vent’anni possiamo dire che, se l’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente, allora l’urlo del Grunge energizza anche l’Italia!musicmap.it/review