RockShock Review

Nameless è la gioia delle orecchie di chi prova un’affinità elettiva per il Seattle Sound. Nameless è un EP forte e compatto dal sound cupo e angosciato che riporta alla mente il grunge di Nirvana, Screaming Trees, Alice In Chains. Nameless è l’esordio degli Acid Muffin, band capitolina formata da Andrea Latini (voce e chitarra, ex Recidiva), Marco Pasqualucci (batteria, ex Recidiva) e Matteo Bassi (basso). I brani degli Acid Muffin nascono con un intento di denuncia della frenesia del consumismo della nostra società: un movimento costante che porta al nulla cosmico. Il lavoro che risulta è di grande spessore introspettivo e perfetto dal punto di vista tecnico. Equilibrio tra brani + spinti e brani invece lenti, immediatezza e piacevolezza nel’ascolto. Around the Hole parte con un’atmosfera fuligginosa su cui si innesta il possente e serrato tappeto ritmico e l’ipnotico main riff. La voce profonda e avvolgente, spinge all’introspezione. I membri della band hanno grande esperienza tecnica e questo si sente in tutte le cinque tracce. In Bones emerge come uno degli strumenti compositivi più cari agli Acud Muffin siano i contrasti: l’alternarsi di piano e forte, pulito e distorto. Spicca la voce roca e profonda alla Eddie Vedder che si amalgama perfettamente con una melodia da nebbiose foreste dello stato di Washington. Il ritmo ipnotico di On the Skin fa venire voglia di scatenarsi sotto il palco… la parte del basso è in questa canzone davvero notevole. Nothing Inside è di piacevole ascolto, assoli davvero magistrali! E’ una perfetta chiusura per un lavoro equilibrato quale è Nameless. Gli Acid Muffin riescono a trasportare l’ascoltatore nelle viscere del sè e del mondo in costante divenire, mettete gli auricolari e lasciatevi andare. rockshock.it/review

IndieRockBands Review

Se fossimo a Seattle nel ’94, coi capelli unti, la camicia di flanella, le scarpe pesanti ed un sacco di rabbia repressa, probabilmente avremmo le cuffie ad alto volume attaccate al walkman con dentro una demo degli Acid Muffin.Non siamo a Seattle e non siamo nel ’94. Siamo a Roma e l’atmosfera disagiata, pesante e fascinosa che il trio propone con Nameless ci mette a nostro agio.Chi vi parla ha le mani ancora sporche di grunge e non vorrà lavarsele per il resto della sua vita; dai primi accordi degli Acid Muffin ci si accorge che l’intento è chiaro.La chiave è una ed il progetto è volutamente “americano” con tratti distorti che ricordano Puddle Of Mudd, Bush eCreed per le melodie vocali (di indubbio buon gusto e perfettamente gestite con una voce calda e potente) ma riesce ad essere internazionale e terribilmente gradevole tanto che si fatica a smettere di ascoltare, almeno per orecchie allenate al grunge.Tra le particolarità degli Acid Muffin bisogna ricordare la grande capacità di rendere l’ascolto profondo.Sentire i brani di Nameless costringe ad una introspezione e ci mette nelle condizioni di capire quanto i brani siano “sentiti” e quanto il disagio e il sentimento che i grandi interpreti degli anni 90 (Alice in Chains, Pearl Jam ad esempio) mettevano nelle proprie esibizioni e registrazioni, sia compreso e sia voluto.C’è moltissimo in questo EP,c’è tanta densità e finalmente, vien da dire, visto che i tempi che viviamo premiano troppo spesso la banalità e la superficialità.Fate come me.Spegnete il computer, mettetevi le cuffie, ascoltatevi Nameless degli Acid Muffin ad alto volume e tutto il resto vi sembrerà meno importante.indierockbands/review