INSANE VOICES LABIRYNTH – BLOOP Review

Band romana con all’attivo un demo del 2012 e un Ep del 2013 ‘Nameless’.

Intensa attività live come supporter di gruppi del calibro di Quireboys e Teatro degli Orrori, giusto per citarne alcuni. Ritornano in studio e il 7 novembre 2016 esce Bloop. Gli Acid Muffin si presentano con un sound tipico anni ’90, grunge e post rock: le influenze che si percepisco sono gli Alice in Chains, Pearl Jam e gli Stone Sour. Influenze ma non mera copiatura. I tre ragazzi di Roma, sono indubbiamente molto ispirati e tecnicamente decisamente validi. La voce si presenta calda, cadenzata, e ottimamente impostata. Neo che emerge da subito, a mio avviso, è una produzione che rende il suono un po’ troppo ovattato. La presentazione dell’album è affidata a Down to You, brano che inizia con un riff di metal classico alla Iron Maiden, il tappeto musicale rimane orientato in tal senso, mentre la voce ci rimanda a quei maledetti o fantastici anni ’90, a seconda dei gusti dell’ascoltatore. Ottima la parte centrale, strumentale, dove chitarra, batteria e basso suonano all’unisono, regalando all’ascoltatore una piacevole sensazione. The Last illusion, pur essendo una canzone abbastanza anonima nella parte iniziale, lascia il campo ad un ottimo assolo sia per la composizione che per l’esecuzione. Turning & Suffering e Stain sono molto tirate, potenti e molto ’arrabbiate’, mentre Exotic Song risulta essere la canzone meno riuscita del lotto, troppo strascicata e senza un perché. Melliflous, se fosse stata tutta strumentale sarebbe stata una canzone davvero incredibile, suonata in modo molto elegante, con un intermezzo di chitarra delicato, quasi acustico; il finale scuote l’ascoltatore con un assolo da urlo. Smoking, che va a chiudere il lavoro, si segnala per un buon intro di pianoforte e violino accompagnatori di una voce calda, sofferta e sommessa. Nel finale si ripresenta la sei corde di Pasqualucci a farla da padrone. Disco suonato davvero con una tecnica di alto livello; Pasqualucci si fa preferire  maggiormente per l’uso della chitarra che per la voce, Alvarez e Latini, svolgono il loro ruolo in modo impeccabile. Peccato per la parte cantata, non tanto per la voce, quanto per l’originalità, veramente ridotta ai minimi termini. Ottima, invece, la parte strumentale dove tecnica e composizione si pongono ad alti livelli.

INSANE VOICES LABIRYNTH – Alberto Busso (31/01/2018)